INCONTRO CON IL MINISTRO VALERIA FEDELI

Ieri, 31 luglio, Generazione Famiglia è stata ricevuta dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeliinsieme ai rappresentanti delle associazioni Non Si Tocca La FamigliaComitato Art. 26 e ProVita Onlus, cioè le realtà con cui abbiamo organizzato l’affollato presidio davanti al MIUR lo scorso 17 giugno e con cui abbiamo avviato una petizione su CitizenGO per chiedere un nuovo patto anti-Gender tra scuola e famiglia (clicca qui per firmare la petizione).

Condividiamo con voi un breve report dell’incontro, durante il quale abbiamo potuto –finalmente! – rappresentare a voce al Ministro il drammatico (e documentato) quadro di continui abusi ideologici che si verificano ormai da anni nelle scuole italiane a danno del diritto di priorità educativa dei genitori e, soprattutto, a danno della sana e serena maturazione psicoaffettiva dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Per la serie… nessuno potrà mai dire di non aver potuto sapere.

Abbiamo, innanzitutto, confermato l’allarme: nelle scuole di ogni ordine e grado entrano progetti e attività che tramite il concetto di “genere” – volutamente sostituito a quello di “sesso” – inducono bambini e ragazzi a credere che l’identità sessuale sia “fluida”, e possa essere liberamente manipolata giorno per giorno.

È la “colonizzazione ideologica” denunciata con forza anche da Papa Francesco.

Abbiamo ribadito le nostre richieste: qualsiasi attività da svolgere a scuola sui temi dell’affettività, della sessualità e soprattutto dell’identità di genere – che, per inciso, a nostro avviso non dovrebbe proprio essere svolta – deve comunque essere comunicata nel dettaglio alla famiglia (chi la propone, chi la svolge, con quali strumenti, con quali contenuti), che deve autorizzare la partecipazione del figlio tramite consenso informato preventivo.

Di conseguenza, chi non volesse partecipare all’attività in questione deve poter essere esonerato e poter svolgere attività didattica alternativa.

Il Ministro Fedeli ci ha ascoltati con garbo e attenzione. Ci ha dato le seguenti risposte:

1) Sul merito: quando nelle norme si parla di “genere” dovrebbe intendersi “sesso“, e dunque anche per lei i generi sarebbero due, il maschile e il femminile. Il riferimento all’educazione di genere inserito nell’ultima riforma della cosiddetta “Buona Scuola” (che noi abbiamo duramente contestato), sarebbe fondato sulla Convenzione di Istanbul contro la discriminazione e la violenza sulle donne che l’Italia ha recepito con apposita legge, e dunque, per il Ministro, quando si tratta di decostruzione degli stereotipi di genere dovrebbe intendersi esclusivamente la rimozione di quei luoghi comuni che indurrebbero le ragazze, ad esempio, a non tentare professioni e carriere di carattere scientifico perché ritenute prettamente “maschili”.

Sorvolando sulla fondatezza sociologica di quest’ultima preoccupazione… abbiamo risposto che al di là dei personali convincimenti del Ministro, nella realtà dei fattil’associazionismo LGBT entra in migliaia di classi in tutta Italia parlando di identità di genere non certo nell’accezione duale maschile e femminile, radicata cioè nel sesso biologico, ma secondo quell’ideologia estremista che ha portato ai famosi elenchi di decine e decine di fantomatiche identità di genere personalizzate.

Basti pensare allo spettacolo teatrale Fa’afafine che ha costretto migliaia di adolescenti a sorbirsi la storia di un loro coetaneo transgender che si sveglia maschio o femmina a giorni alterni, e s’innamora di un compagno col dubbio se dichiararsi in gonna o in pantaloni.

Pertanto, sul merito del problema non possiamo dirci soddisfatti dalla risposta del MIUR.

2) Sul metodo: il Ministro si è detta d’accordo sulla necessità di rivedere profondamente il metodo attuale con cui la scuola chiede il consenso ai genitori su queste attività. Ha concordato sulla nostra constatazione per cui non è accettabile che la famiglia conceda alla scuola una sorta di delega in bianco al momento dell’iscrizione del figlio. Firmando il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), il genitore esprime un consenso non informato, poiché in questo documento la scuola prevede solo a grandi linee eventuali attività extracurriculari da svolgere durante l’anno, senza indicare precisamente quali, da chi svolte e in che modo.

Il Ministro ha riferito, in proposito, che il Gruppo di lavoro recentemente costituito dal Ministero per riformare, in generale, la partecipazione scolastica dellerappresentanze dei genitori e degli studenti, si occuperà anche di una revisione del PEC, il Patto Educativo di Corresponsabilità, una sorta di concordato con cui scuola, studenti e famiglie si impegnano a mantenere vicendevoli rapportitrasparenti e di buona fede.

Proprio il “nuovo PEC” – che il MIUR vuole rilanciare ufficialmente il prossimo 21 novembre, a 10 anni esatti dalla prima versione – dovrebbe contenere in maniera più stringente il riferimento al consenso informato preventivo. Sull’esonero di chi non dovesse prestare il consenso e sulla possibilità di attività didattica alternativa il Ministro si è detto contrario per impossibilità di gestione pratica di queste eventualità. Impossibilità che noi abbiamo contestato.

Sul metodo, dunque, possiamo dirci solo parzialmente soddisfatti. È sicuramente un grandissimo risultato essere riusciti a fare del diritto di priorità educativa della famiglia e del consenso informato preventivo un tema di cui ad oggi il Ministero dell’Istruzione si sta occupando ai massimi livelli tecnici. Ciò detto, seguiremo con massima attenzione i lavori del Gruppo di lavoro, assicurandoci prima che siano presenti sicuri rappresentanti delle nostre istanze.

A tal proposito vi confermiamo, come già comunicato, che Generazione Famiglia farà a breve richiesta per essere ammessa al FONAGS, il Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori nella Scuola costituito presso il Ministero.

L’incontro è stato un passo positivo, se non altro perché il MIUR non ha potuto continuare a negarci il ruolo di rappresentanti delle famiglie che hanno rimesso al centro del dibattito temi così cruciali come la libertà educativa e il contrasto alle colonizzazioni ideologiche nella scuola.

Ovviamente, quella di cui vi stiamo riportando la cronaca è una mobilitazione permanente che non prevede alcun momento di relax. Dobbiamo tenere alta la guardia 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Ed è proprio quello che – col vostro sostegno – proviamo a fare ogni giorno.

Vi terremo aggiornati su ogni sviluppo. Per ora, per favore, ciascuno si senta personalmente coinvolto nel suo piccolo in questa grande sfida, nella scuola dei propri figli e dei propri nipoti.

Miriam