Cari amici,
da oggi inizia un periodo buio per la libertà di pensiero e d’espressione in Umbria.
Ieri infatti i gruppi del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle in Consiglio Regione hanno approvato, con l’astensione complice di Forza Italia, la liberticida legge sul contrasto all’omofobia e alla transfobia. Si sono battuti contro il gruppo della Lega Nord e il Consigliede De Vincenzi di IdeA, che invece hanno rappresentato le ragioni delle famiglie e del Bene Comune.

Nei giorni scorsi, CitizenGO aveva avviato una specifica campagna per sensibilizzare la cittadinanza su questa pericolosa – e ormai attuale – proposta di legge. Perché?
Perché si tratta di una legge che impone il regime di un pensiero unico politicamente corretto su tematiche delicatissime e spesso ideologiche, come ad esempio quella relativa all’identità di genere delle persone. Un concetto che nemmeno i Consiglieri che hanno votato a favore della legge hanno mai saputo spiegare concretamente…

Come sapete, siamo nel bel mezzo di una “colonizzazione ideologica“, come l’ha chiamata Papa Francesco. Da anni le associazioni LGBT e altri gruppi femministi, a braccetto con alcune forze politiche tra cui in primis il Partito Democratico, stanno diffondendo a livello normativo, scolastico, culturale, politico e mediatico l’idea che l’identità sessuale di una persona non c’entri niente col suo essere nata maschio o femmina.
Si è uomo, donna o tutta un’altra serie in(de)finita di identità, appunto “di genere“, per quel che si sente e si prova a livello psicologico, emotivo e affettivo.

Capite bene allora che fare una legge per proteggere l’espressione di una tale identità di genere dei gruppi LGBT significa mettere le loro convinzioni culturali e politiche su un piedistallo che nessuno può contestare; e anzi, da cui nessuno può permettersi di dissentire.

La legge approvata dalla Regione impone una vera cappa ideologica su tutta la cittadinanza. Da oggi, sui temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale c’è una e una sola verità ufficiale a cui tutti devono conformarsi.
Scuole, pubblica amministrazione, aziende private, cittadini… da oggi tutti dovranno conformarsi all’ideologia Gender. Tutti dovremo pensare che le identità sessuali sono infinite, e che ognuno ha il diritto di imporre la propria all’intera collettività.
Le associazioni LGBT vengono riconosciute dalla legge come depositarie della corretta interpretazione di questi temi – benché essi contrappongano tuttora la comunità scientifica e psicologica.

Sono state stanziate decine di migliaia di euro in finanziamenti pubblici, con cui le associazioni LGBT dovranno rieducare i dipendenti pubblici, gli imprenditori, gli insegnanti, i genitori e, a cascata, l’intera cittadinanza.

Ma in questi giorni le famiglie non sono rimaste a guardare. Oltre alla sensibilizzazione capillare di Generazione Famiglia e CitizenGO, si è mosso anche il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, organizzatore dei due Family Day a Roma del giugno 2015 e del gennaio 2016.
Dietro la guida dell’Avv. Simone Pillon, già presidente del Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria, centinaia di famiglie hanno animato una grande fiaccolata a Perugia domenica sera. Un momento di altissima testimonianza di amore per la libertà d’espressione.

Altre famiglie hanno poi presenziato in maniera costante tutte le sedute del Consiglio Regionale in cui l’Atto è stato discusso, per dimostrare come il tema fosse – e rimane – di rilevanza sociale eccezionale.

Questa mobilitazione non è stata vana. La legge resta una vergogna totale, ma siamo almeno risciti, tutti insieme, a modificare alcuni dei punti più inaccettabili. La nostra attività ha toccato nervi talmente scoperti che lo stesso relatore della legge, il Consigliere Solinas, dopo aver visto approvare alcune delle modifiche da noi richieste ha deciso di abbandonare il Partito Democratico. Questo la dice lunga sul fastidio estremo che siamo riusciti a provocare, anche se non fino al punto che arvremmo voluto, purtroppo.

Vi segnaliamo i 4 punti pricipali che sono stati modificati grazie alla mobilitazione delle famiglie umbre:
– Nel primo articolo è stata inserita una clausola generale che “salva” dalla mannaia della legge tutte le dichiarazioni sui temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale effettuate in attuazione del normaleesercizio del diritto di pensiero, parola e opinione. Il fatto che si sia dovuto combattere per avere almeno questo quadro di riferimento credo la dica lunga su cosa significhi questa legge…

– Nel terzo articolo, quando si dispone praticamente la colonizzazione delle lobby LGBT negli ambienti scolastici, siamo riusciti a far sì che le loro attività di “formazione” siano rivolte solo ai genitori e agli insegnanti che fossero, eventualmente, disponibili. La formulazione originaria dell’articolo portava le associazioni LGBT direttamente in classe, faccia a faccia con gli alunni e studenti. Abbiamo spuntato l’arma, ma resta fondamentale che genitori e insegnanti tengano gli occhi ben aperti nelle loro scuole per evitare che l’indottrinamento avvenga comunque in maniera indiretta

– Importante vittoria sull’articolo 7. Originariamente, si prevedeva che le associazioni LGBT prendessero in carico i casi di disagio psicologico relativo alla propria identità o al proprio orientamento manifestato da minori di 18 anni, tramite una collaborazione diretta con le ASL. In pratica si faceva del tutto fuori la famiglia. Una cosa folle. Grazie alla mobilitazione delle famiglie, questa previsione è saltata, e resta fermo l’obbligo per le ASL di considerare sempre centrale la relazione con le famiglie dei ragazzi

– Infine, siamo riusciti a reintrodurre una presenza, seppur minoritaria, di associazioni familiari all’interno di un apposito “Osservatorio” regionale costituito dalla legge per controllare sul rispetto della stessa. Restiamo sempre in minoranza, visto che le associazioni LGBT, ovviamente, si son prese la maggioranza dei posti. Ma è pur sempre fondamentale avere almeno un piede lì dentro, per monitorare l’andamento delle attività e poter lanciare l’allarme ogniqualvolta fosse necessario. Ahinoi, temiamo lo sarà spesso…

E ora, che facciamo? Non possiamo certo fermarci qui. Non possiamo essere fatalisti.

Abbiamo sulla coscienza la responsabilità del Bene Comune anche delle future generazioni. I nostri figli e i nostri nipoti. Dunque? Primo: resistere. Non lasciarsi omologare dall’ideologia Gender. No: uomini e donne non “si diventa”, ma si nasce in quanto maschi e femmine. No: la famiglia non è “qualsiasi gruppo che si ami“, ma il patto pubblico e responsabile di vita comune tra un uomo e una donna, unico capace di generare e accogliere nuova vita.

Giuridicamente, abbiamo la strada del referendum abrogativo. Può essere proposto con sole 10.000 firme certificate. È un’opzione che le associazioni di famiglie stanno seriamente considerando. Vedremo…

Per ora, mi raccomando, non facciamoci scoraggiare. Abbiamo visto che mobilitarsi, informare, attivarsi… serve. Non si possono vincere tutte le battaglie, anche le più difficili, ma dobbiamo semplicemente fare tutto ciò che è in nostro potere. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Lo dobbiamo alla nostra stessa coscienza.
Comunicherò ogni sviluppo relativo a questa triste vicenda. Forza e coraggio!

Insieme possiamo.

 

Fonte: CitizenGO
http://www.citizengo.org/it/pc/42527-umbria-e-allarme-gender-regione-firma-stoppare-colonizzazione

Miriam