Progetto PorcoSpini: una proposta “pungente” per l’intimo dei bambini?

Ci sono arrivate da Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto numerose segnalazioni di genitori preoccupati dalle reazioni dei propri figli dopo aver partecipato al Progetto “PorcoSpini”, teso a prevenire l’abuso sessuale sui minori, proposto nelle scuole elementari dalla Cooperativa Sociale Onlus Specchio Magico.

Mio figlio ha iniziato a simulare rapporti sessuali sotto le coperte”;

Mio figlio presenta un’ansia anticipatoria ogni volta che ci sono adulti, indicandoli ad alta voce come pedofili”;

Mio figlia sembra confusa e verbalizza agitazione su come avviene l’atto sessuale”;

Nei momenti di rabbia grida a me o alla mamma “va via pedofilo!”.

Come si legge nel dépliant di presentazione “Il progetto “Porcospini” si articola attraverso l’applicazione di un modello sperimentato a livello locale ideato e trattato da Pellai nella pubblicazione “Le parole non dette. Come insegnanti e genitori possono aiutare i bambini a prevenire l’abuso sessuale.(Clicca qui per vedere il depliant del progetto PorcoSpini.) Lo psicoterapeuta Alberto Pellai viene presentato come garante scientifico del progetto in più di un documento.  Il progetto prende le mosse ancorandosi alle matrici degli “Standard per l’educazione sessuale” promossi dall’OMS[i], come si evince dalla documentazione presente sul sito dell’Associazione Specchio Magico (vedi qui), ed è stato presentato alla Camera dei deputati, nella Sala Aldo Moro, come buona prassi, il 19 aprile 2016 (vedi qui).

Ci siamo, quindi, documentati: nonostante il progetto persegua un obiettivo encomiabile, siamo costretti a ripetere che, soprattutto quando si tratta di bambini, il fine non giustifica i mezzi. E’ lecito e doveroso porsi, come del resto hanno già fatto diversi genitori, alcune domande, in particolare su alcuni moduli e strategie del PorcoSpini, nella speranza di poter ricevere risposte e delucidazioni dal Prof. Pellai e da coloro che sponsorizzano e sostengono, anche economicamente, tale progetto.

  • II gioco del semaforo

Attraverso questo modulo si intenderebbe insegnare ai bambini che esistono “carezze positive” e “carezze negative”. Come? Attraverso l’esplorazione e l’autodeterminazione. I bambini cioè decidono se il semaforo è giallo, verde o rosso a seconda di chi agisce la carezza. In questo modulo, i bambini vengono invitati a esplorare il proprio corpo, anche a vicenda, nessuna parte esclusa. Sarà il bambino stesso a decidere da solo che tipo di carezze vorrà, da quale compagno e dove.  Ma davvero pensiamo che questa sia una modalità sana, corretta e rispettosa del bambino?Ma un invito esplicito ad esplorarsi, che avvenga o meno in classe, non minerà il senso di pudore? Davvero pensiamo che un bambino in questa maniera sarà in grado di identificare un abuso? E se chi vuole abusare risultasse simpatico al bambino?

  • Linguaggio esplicito

Si auspica, nella scheda di presentazione, che si possa parlare di rapporti sessuali apertamente, e con un linguaggio non necessariamente tecnico, anzi piuttosto esplicito (tanto che in alcune segnalazioni raccontano che i bambini hanno imparato parole come “scopare”). Esploreremo qualsiasi argomento esca fuori con i bambini; è accaduto che si sia parlato di pornografia!” racconta chi presenta il progetto ai genitori. Ma davvero i bambini sono equipaggiati per poter padroneggiare questi argomenti senza esserne schiacciati e senza che questo ricada un domani sulle future relazioni sessuali? Così come ci appare fuori luogo la richiesta “Scrivi cose belle e brutte del sesso”. Alle elementari? Ed è davvero necessario usare un linguaggio volgare? Se pur ammettessimo, e la scienza ad oggi non lo ammette ancora, che sia necessario e fruttuoso parlarne, se non li educhiamo al rispetto della propria e altrui dignità, come possiamo pensare di aiutarli a difendersi da eventuali abusi?

  • Il diario segreto

“Caro diario…” è un quaderno a quadretti su cui i bambini vengono invitati ad esprimere ciò che sentono durante il percorso. Durante una riunione di presentazione è stato detto ai genitori che sarebbe stato proposto ai bambini questo diario segreto, dove scrivere impressioni durante il percorso, con queste parole: “Ai bambini diremo di non farvelo vedere, di lasciarlo a scuola. Naturalmente noi, se lo richiedete, ve lo daremo”.  Come si concilia questa modalità operativa con il 5°modulo in cui si invitano i bambini a parlare apertamente senza vergogna con le figure di riferimento? Quali sono queste figure? Tra la teoria e la prassi i bambini sono sempre più portati a seguire la prassi. Se ad un bambino chiediamo di fare qualcosa (aprirsi con le figure di riferimento) ma nella pratica gli insegniamo a fare altro (avere un diario segreto), cosa farà? Non è contraddittorio che il bambino pensi di avere un diario segreto mentre, su richiesta, i genitori lo possono vedere? In questo modo, ad assumere un ruolo centrale nell’educazione dei figli risultano essere non tanto i genitori quanto gli educatori, che possono dire alcune cose ai bambini e farne altre con i genitori, che si ritrovano a dover chiedere il permesso per sapere delle cose sui figli.

  • Gli estranei

Viene raccontato, durante lo svolgimento dei moduli che i bambini dovranno stare attenti anche agli estranei, quando questi ultimi parlano loro di sesso. Forse che gli stessi esperti che andranno a tenere questo corso, parlando esplicitamente di sesso, come abbiamo visto, non sono anch’essi degli estranei? Come farà il bambino a decidere chi è estraneo e chi non? Non si rischia che la prassi appresa, parlare cioè, di sesso con estranei per imparare a non parlar di sesso con estranei, metta in confusione il bambino e la sua capacita di discernere? 

libro-pellai-1Questo progetto, come abbiamo anticipato, è ispirato da un libro dello psicoterapeuta Alberto Pellai, intitolato “Le parole non dette. Come insegnanti e genitori possono aiutare i bambini a prevenire l’abuso sessuale”, Ed. Franco Angeli (2000), nel quale lo stesso autore a pagina 91,92,93 afferma in ordine:

  • In realtà sono sempre più numerosi gli studi di valutazione che dimostrano come l’educazione orientata alla prevenzione dell’abuso sessuale deve essere effettuata anche dagli stessi genitori.”
  • “[..] Reppucci e Haugard (che) hanno affermato che esiste il pericolo che gli effetti negativi che derivano da tali interventi possono abbondantemente sopravanzare quelli positivi [..].
  • In effetti molti ricercatori hanno messo in evidenza un incremento nelle paure dei bambini che hanno preso parte a programmi di prevenzione [..].”

Di fronte ad una letteratura spaccata e divisa sugli esisti positivi e negativi, agganciandoci ad una letteratura ampia e documentata che sostiene una notevole carenza di teoria circa la sessualità infantile[i] (la letteratura scientifica in merito presenta ancora pochi dati e non ancora collegati sufficientemente a delle teorie che permettano di comprenderli e integrarli) cosa insegniamo ai bambini?  Come si fa a formulare adeguate strategie pedagogiche se non si ha alle spalle una valida e comprovata teoria scientifica? E dal momento che un’ampia letteratura scientifica[ii] afferma quanto la sessualizzazione precoce possa ripercuotersi negativamente sulla vita sessuale dell’adolescente e dell’adulto, auspichiamo di adottare un più realistico principio di prudenza, rispettando la responsabilità delle famiglie, ma soprattutto considerando il grado di maturità del bambino, nell’interesse superiore proprio di quel minore di cui si vuole tutelare l’integrità fisica e psicologica, in ottemperanza a quanto previsto nell’Art. 3 de “La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Come ci ha chiesto un genitore Come si può pensare di insegnare il sesso a chi crede ancora a Babbo Natale?“.

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[i] “Gli “Standard per l’Educazione sessuale”, promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ricordiamo essere organo politico non necessariamente scientifico in collaborazione con l’agenzia tedesca BzgA, sono delle linee guida per l’educazione sessuale approvate dall’Unione Europea nel 2010, tradotte in Italiano nel 2011, recepite dal Governo con la manovra della Fornero del 2012 e già in uso in Italia nelle scuole di ogni grado dal 2013. Famosi per le matrici riassuntive in cui si suggerisce, per es., informare i bambini di 4 anni circa la scoperta del corpo e dei genitali e di esplorare le identità di genere, a 6 di avere competenze comunicative inerenti alla sessualità e alle diverse concezioni di famiglia oltre che sapere cosa si intende con piacere e eccitazione sessuale, questi standard mancano di un modello teorico di riferimento scientifico e presentano moltissime criticità, come spiegato puntualmente da Emiliano Lambiase e Tonino Cantelmi nel primo capitolo del libro “Nati per Essere Liberi” (2015). “Tali Standard indicano ciò che i bambini e ragazzi, nelle diverse età, dovrebbero sapere e comprendere, quali situazioni o sfide dovrebbero essere in grado di gestire, quali valori e atteggiamenti è necessario che essi maturino per poter crescere in modo gratificante, positivo e sano per quanto attiene la sessualità. Gli standard propagandati nelle scuole, per alcuni aspetti, si ispirano ai gender studies e sono applicati senza un’idonea previa valutazione. Nel libro l’Autore analizza i loro aspetti critici e le loro lacune scientifiche, mettendone in discussione la validità al fine di una buona educazione sessuale in ambito scolastico” [dalla quarta di copertina di Nati per essere liberi, di Tonino Cantelmi, Edizioni Paoline, del 2015].

[ii] Ampia letteratura rassegnata nel primo e secondo capitolo di “Nati per essere liberi” di Tonino Cantelmi, edito E. Paoline.

[iii] Ibidem

Miriam